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September 2017

TA

Los Angeles, o meglio il lungo-oceano di Santa Monica. Quella è stata la prima cosa che mi è venuta in mente alloggiando sul lungomare di Tel Aviv.

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Le palme, i palazzi moderni e soprattutto tutti quei giovani impegnati a correre e a fare sport sulla spiaggia hanno fatto sì che la memoria corresse proprio lì, dove guarda caso mi trovavo proprio negli stessi giorni 5 anni fa. 

La Muscle beach di Santa Monica è dove per tradizione viene fatta risalire la nascita del fitness inteso come cultura fisica, impegno nel mantenere il proprio corpo sano ed efficiente, funzionale e di conseguenza dall'aspetto armonioso, ché non esiste bellezza senza uno scopo.

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Tel Aviv è una città moderna vocata agli affari, ragione per la quale ero lì, infiltrata appresso a Marco che ci si trovava appunto per lavoro. Pochi giorni, ma sufficienti per rendersi conto che bisogna tornarci per visitare un po' tutto quello che non si è fatto in tempo a vedere.

Per il momento però ho approfittato del mare. Caldissimo, pieno di pescetti contro i quali era impossibile non sbattere mentre ci si immergeva.
E della spiaggia. Finissima, ampia e incredibilmente poco affollata, nonostante ci trovassimo lì proprio tra due importanti feste ebraiche, il Capodanno e lo Yom Kippur.

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Lungo la Promenade su cui si affacciano gli hôtel più lussuosi sfrecciano biciclette e monopattini elettrici, corrono ragazzi e ragazze atletici e c'è pure qualche gatto, segno inequivocabile che lì si può stare.

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Più a nord, dove si trovava un tempo un porto ci sono i docks in cui ora numerosi ristoranti servono pesce freschissimo e buonissimo.

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La sensazione è di essere in una città moderna e soprattutto sicura, l'assenza pressoché totale di forze dell'ordine per le strade ne è l'ulteriore prova.

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Blog Party n. 11 a Merate

10. In realtà gli anni sono 10. E chi potrebbe negarlo? 2007-2017... sono 10! 
Ma lo sanno tutti che quando compi 10 anni in realtà sono 11 le volte che ti hanno festeggiato, che l'anno 2000 non è la duemillesima volta che esiste il Natale e insomma che l'anno zero bisogna inventarselo perché la successione temporale abbia un senso. 
Noi un senso ce l'abbiamo a prescindere e sopra allo zero ci stiamo di gran lunga quindi ci incontriamo per l'undicesima volta (e mezza, ma quella è colpa della Ste che ha deciso di complicare ulteriormente le cose) e lo facciamo come al solito alla grande.
Anzi molto più alla grande del solito.


Sì perché questa volta il luogo del ritrovo è Merate (che già da solo dovrebbe far intuire che qualcosa di speciale sta per accadere).
Perché ci siamo trovati alla Caserma dei Vigili del Fuoco (no, non per placare i nostri bollenti spiriti, quoi que...)
E soprattutto perché il pranzo è stato cucinato, preparato e persino coltivato dalla nostra super-Cristiana che questa volta ha davvero superato se stessa.

Organizzare in tutti i dettagli e in tutte le fasi il pranzo per una ventina di persone mantenendo una qualità dei piatti così alta e una presentazione così elegante e impeccabile è infatti impresa che solo a lei poteva riuscire in modo così grandioso.

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Eccola all'opera, assieme a Marta, la sua ben nota, finora solo sulla carta, nipot(INA?).

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Anche noi siamo tutti qua.
L'edizione 2017 ha visto per la gioia di tutti, oltre alla presenza di Marta, il ritorno di Orso Mau e della Ste con Dordolo e soprattutto la grande entrata in scena di Elena, che come tutte le star è apparsa dopo secoli di attesa! 


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Inutile dire che il pranzo era eccellente. Molti dei piatti, oltre che essere cucinati in modo rigorosamente artigianale erano preparati con ingredienti genuini coltivati direttamente dalla nostra cuciniera doc.
Che fossero fatti poi con amore non posso mostrarvelo, ma si sentiva, fidatevi.

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Giochi analogici erano stati allestiti per divertire Andrea (o per mantenere in forma papà? boh)

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E come da molti anni ormai a questa parte sopra a tutto c'è il riciclone che incombe.

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Davvero difficile anche quest'anno creare un podio degli orrori, le lacrime scorrono tra il terrore e le risate, mentre Andrea sorride, inconsapevole del fatto che a lui i regalini sono fatti ad hoc: tutte cosine utili per stimolare la creatività.

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Ma quest'anno non c'erano solo le nozze di alluminio dei nostri ritrovi da festeggiare, c'era anche la proclamazione di ben due nonni, uno nuovo di zecca e l'altro futuro prossimo. Indovinate quale dei due si è ormai rassegnato alla cosa, complice la bellezza esagerata di una nipotina da riempire di coccole?

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Ok, non era facile, lo ammetto, limitandosi a guardare le facce dei due figaccioni qui sopra.
Intanto il nonnino in questione ci ha deliziato anche quest'anno di dolcetti e torta superlativi, di quelli che dici "ma perché ho mangiato così tanto prima?" (salvo che quest'anno la risposta ce l'hai eccome a questo perché).

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PS. non c'entra niente ma ci terrei a favorire la prova che non sono stata io a cominciare a rubare i pasticcini: la fiamma alla nutella di Fabio risveglia istinti primordiali, si sa, ma in questo caso io ho solo seguito il buon esempio del capo che si è lanciato indomitamente sopra un cannolo (dice che era pericoloso, ma non so se credergli).

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Ed eccoci qui, manca solo Marco (irreperibile, lost in conference call - toh!).
Il primo pensiero che viene alla mente è che, è vero i bimbi crescono, ma. Ma noi diventiamo sempre più fighi!

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I Vigili del Fuoco, alla fine del pranzo ci hanno regalato un'interessante disquisizione su cosa comporta il loro lavoro, su come funzionano i loro macchinari e i mezzi di salvataggio e su cosa significhi essere pompiere al giorno d'oggi. Grazie a loro dell'ospitalità e ancora ua volta a Cristiana per la bella idea.

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All'anno prossimo!


Angelica e l'acqua

Mi ero decisa a dare retta al motoscafista che insisteva a farmi fare il percorso con i piedi nell'acqua. All'inizio proprio non me l'ero sentita, poi però la sensazione di libertà derivante dall'essere lì in mezzo alle onde mi aveva convinta. D'un tratto non avevo più paura o meglio, d'un tratto non contava più che ne avessi.
Quel lago era un po' più caldo del mio e molto più verde. Molto meno nero. Non so perché i laghi lì disegnano per lo più blu, mi è sempre sembrata un'enorme fregatura perché, anche se forse da qualche parte nel mondo i laghi sono probabilmente davvero blu, per me resteranno sempre dal cuore nero.
Quando sei là sotto e ti manca l'aria, quando senti solo un gorgo che ti trascina verso il basso, quando tutto, anche la luce, sembra essere catturata per non uscire mai più, allora di blu non vedi proprio niente.

Ma oggi per la prima volta dopo tanto tempo sono riuscita a mettere di nuovo i piedi nell'acqua. Era una strana carezza la sua, fresca e leggera come può esserlo quella di un elemento fluido e al tempo stesso trascinante e potente, anche se la sua forza apparente derivava solo dal moto del mezzo su cui mi trovavo.
Ma non cambia molto in realtà visto che è il risultato quello che conta.

È il risultato quello che conta e oggi i miei piedi da fermi correvano veloci, nell'acqua.

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Pista ciclabile Torbole-Dro

Non mi sono ancora abituata del tutto, lo ammetto. Per me tornare a casa è "tornare ad Arco". Non posso concepire diversamente il percorso che mi porta lassù.
Dieci anni fa ho lasciato la mia patria di nascita allontanandomi progressivamente da dove avevo le mie radici. Si dice che più la chioma si estende in ampiezza dalla base del tronco, più profonde ed ampie esse sono.
Per ora mi trovo a circa 500 km di distanza. Se le radici sono proporzionate, la famosa mela che cade ha un ampio margine per dare i suoi frutti. Vedremo.

Non mi sono abituata del tutto, dicevo, al fatto che la mia famiglia si sia nel frattempo trasferita a Dro, che è un paesino che, per quanto gradevole, nulla ha a che fare con l'atmosfera e lo spirito dellla "Busa", la conca che dalle sponde del Garda trentino arriva fino al castello di Arco, il punto più aperto e luminoso di questa piana dal clima mediterraneo.

Non mi sono abituata ma sto cominciando ad apprezzarne alcune peculiarità, come la Coop e la neo-inaugurata Conad, dove trovo i tarallucci per il Marco (e tante altre cose) e soprattutto il Supermarket della Calzatura, vera miniera di innumerevoli scarpette "numero 35 che calza piccolo" che mi rendono oltremodo felice.  
Ok scherzi a parte, Dro è un paesino non troppo vitale, ma che ha anche i suoi lati positivi, in fondo.
Uno è la bellissima pista ciclabile che lungo il fiume Sarca la collega (toh!) al lago. 

Non la conoscevo affatto nel suo tratto tra Dro ed Arco, ma negli ultimi mesi, durante i miei ripetuti soggiorni in famiglia, è diventata un percorso piuttosto abituale e devo dire che i suoi scorci hanno qualcosa di davvero idilliaco. Salici piangenti, canneti, un sacco di vegetazione, fiori di campo, natura un po' selvaggia fanno da cornice a chi voglia pedalare sulle rive del fiume lungo il suo tracciato fatto anche di ponti e caratteristiche passerelle. 

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Sono 11 km per arrivare fino a Torbole, una passeggiata breve e gradevole che porta infine al lago.

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Il tratto tra Arco e Torbole, invece, non solo lo conosco molto bene, ma c
i ho trovato pure le stesse persone che lo percorrevano 10 anni fa. La mia amica Cristina aveva solo un piccolo dettaglio in più rispetto ad allora, un seggiolino con una bimba già molto più cresciuta di quello che avrei supposto. 
Il professore baffuto e consorte che erano soliti frequentare il Lido Blu invece erano identici.
Ho riso di stupore ma soprattutto di sollievo. Le cose che non cambiano rassicurano tanto, rassicurano tantissimo.

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I miei fuochi della Notte di Fiaba - Riva del Garda 26 agosto 2017

Ci tenevo proprio tanto, dopo circa 20 anni, ad assistere ancora una volta allo spettacolo pirotecnico di chiusura della Notte di Fiaba a Riva. Ma non avevo fatto i conti con i risvolti psicologici della cosa.
A qualche giorno dall'evento infatti l'idea di trovarmi nella folla davanti a dei fuochi d'artificio ha cominciato ad angosciarmi, tanto da convincermi ad andare a vederli dall'alto del Monte Brione, in un punto che, tendenzialmente, avrebbe dovuto essere un po' meno affollato del centro di Riva.

Le condizioni climatiche incerte, che ci hanno fatto temere fino all'ultimo un rinvio dello spettacolo, hanno fatto sì che alla fine restassimo sulla spiaggia per ammirarli, in una posizione un po' laterale a dire il vero, ma nonostante ciò in tutta la loro bellezza riflessa nel lago.

Trovato il mio posticino sugli scogli da cui fare le mie "foto di rito" mi sono resa conto che la situazione era davvero tanto tanto simile a quella di dieci anni fa, quando feci (con la scatola magica) e postai sul mio neonato blog le prime foto dei fuochi d'artificio a Torbole. 
Anche in quel caso ero abbarbicata agli scogli e cercavo di riprendere i fiori di luce in modo sufficientemente decente per poi dedicarli agli amici di Off Air.
Era il 29 luglio e Marco era apparso da quattro giorni con lo pseudonimo di Cris M. e con le sue ansie da iPhone (toh, che novità, è circa un mese che blatera a proposito del fatto che da oggi il mio diventerà talmente obsoleto da sembrare un vecchio Nokia irrecuperabile). 

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Non so bene perché mi venisse da prenderlo in giro in quel modo, o forse sì, ma a lui avevo dedicato questo:


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il fuoco più insignificante della serata. Non me ne ha mai voluto, ma quest'anno mi sono rifatta con questo:

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Non ricordo quale fosse stata l'ultima volta cui avevo assistito alla Notte di fiaba, ma deve risalire a 15-20 anni fa, visto che non possiedo nemmeno una foto di questo spettacolo.
E' bizzarro in realtà che le sole altre foto che ho siano relative al 2008, quando non vivevo già più sul Garda Trentino. Sono preziose perché mi erano state inviate per un atto di affetto e l'affetto è importante, non bisognerebbe mai lasciarlo morire.

Ma torniamo allo spettacolo di quest'anno. Le foto non sono niente di speciale, i fuochi visti di faccia erano molto più scenografici e anche il video è poco interessante perché proprio sul più bello, prima del bouquet finale ho terminato la memoria del telefono .
Ma sono fuochi importanti per me, per tutte queste ed anche altre ragioni. Li voglio ricordare.

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Alla fine dello spettacolo ho dovuto aspettare a lungo che la gente sciamasse via dalla spiaggia, ma è andato tutto bene.
Serve sempre dirselo che andrà tutto bene.


Parco Nazionale di Krka

Tanto per cominciare diciamo subito che la settimana di Ferragosto non è proprio per niente la migliore per visitare questo luogo favoloso, che sprigiona bellezza e naturalezza da ogni goccia di vapor acqueo che galleggi nell'atmosfera dei suoi 109 km² (si km, non mi sono sbagliata).
Non è proprio per niente la migliore, ma quella avevamo, quindi l'unica soluzione è stata quella di cercare di fare astrazione (ommmmh) dalla folla brulicante, rumorosa, insomma molto fastidiosa (di cui peraltro noi stessi facevamo parte) che ingombrava il sentiero attrezzato e le cascate del parco. 

Il parco nazionale di Krka comprende una parte del fiume omonimo, il lago Visovačko e una serie di cascate, tra cui le più famose sono le Skradinski Buk (cascate di Skradin).
Le cascate si formano quando il fiume Krka oltrepassa le barriere di tufo, formazioni naturali di calcare, che nella cascata più famosa arrivano a formare ben 17 gradini per un'altezza totale di 46 metri. 

Le ultime sono le più impressionanti arrivando a raggiungere i 10 metri di altezza.

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Alle cascate di Skradin si può arrivare a piedi, in navetta o in barca. Noi, nonostante il caldo infernale, siamo voluti scendere a piedi, per godere un po' anche del paesaggio naturale offerto dal bosco circostante.

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Una volta arrivati a valle un percorso ad anello fatto di passerelle e sentieri conduce, attraverso punti panoramici idilliaci, alle cascate più famose, quelle di Skradin, dove si può fare il bagno, nel nostro caso davvero gradito, vista la necessità di rinfrescarsi dalla calura ferragostana.

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Immagino che le cascate di Skradin abbiano tutt'altro fascino in qualunque altro periodo dell'anno. Confesso che la visione che ne ho avuto io mi ha fatto pensare a un qualche girone infernale, con la visione di tutti quei corpi immersi a metà fra le rocce di tufo giallastre.

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Nel parco ci sono altre cascate altrettanto spettacolari, come quelle di Roški Slap o di Manojlovački Slap oltre a molte altre mete interessanti che vale la pena visitare, avendone il tempo e la voglia. 
Noi abbiamo optato per la gita al Monastero francescano di Nostra Signora della Misericordia sull'isoletta di Visovač.

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La gita in barca è stata piacevolissima, come solo i trasferimenti lenti e a fior d'acqua possono esserlo.
Il tragitto (o nòlo, come avrebbe detto mio papà) fino all'isola dura tre quarti d'ora all'andata e altrettanto al ritorno, tre quarti d'ora in cui si ha il tempo di diventare tutt'uno con il verde dell'acqua e della vegetazione, di lasciarsi inglobare nel silenzio rotto solo dall'incomprensibile chiacchiericcio in croato tra il barcaiolo e gli altri turisti (tutti autoctoni, stranamente) e di pensare. A volte ci si dimentica quanto pensare sia bello, può metterti in pace con il mondo, se vuoi. 

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Dopo il monastero la gita è proseguita, in maniera diciamo così "autonoma" lungo un canyon scavato nelle rocce dal fascino davvero contrastante con il paesaggio in cui ci trovavamo immersi fino a un attimo prima.

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Note to self: la prossima volta che ci si viene, prevedere l'arrivo la mattina presto.

 


Brač - Bol

Ci abbiamo passato pochi giorni, a Bol, cittadina davvero pittoresca in cui si trova una delle spiagge più particolari dell'Adriatico. Pochi ma pieni di cose belle.

Già la vista dell'appartamento che ho avuto la fortuna di trovare era incredibile, se poi si aggiunge che appena arrivata sono stata accolta da manifesti che pubblicizzavano sessioni mattutine di yoga sulla spiaggia e il fatto che qui ci sono tanti gatti e un mare splendido, bè, è inevitabile che sorga spontanea l'dea di essere un po' in una dependance del paradiso.

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Bol è una cittadina che. a dispetto delle sue dimensioni, è in realtà molto ricca di storia.

Il centro urbano si sviluppa attorno al porto. Qui si trovano palazzi in stile barocco, il loggiato con sopra la chiesetta, il palazzo rinascimentale-barocco in cui si trova la galleria d`arte, la chiesa parrocchiale, la piazza e il Kastil. Gli edifici in stile si inseriscono in modo armonioso in un complesso di costruzioni di architettura popolare tipica dalmata.

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Ma l'attrazione principale del villaggio è la spiaggia di Zlatni rat.
La sua incredibile forma a punta che si estende per quasi mezzo chilometro nel mare cambia spesso, assecondando le onde e le correnti marine.

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Queste possono essere molto forti, come abbiamo potuto noi stessi sperimentare, essendo stati sorpresi da forte bora e onde un po' sproporzionate rispetto alla barchetta che avevamo noleggiato per visitare le meravigliose calette della costa meridionale dell'isola.

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Tre giorni sono pochi per visitare l'isola, ma prima di prendere il traghetto per Split siamo comunque riusciti a fare almeno un giro a Supetar, che si trova sulla costa settentrionale.

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Kod sfinge vaneuropske zviri

Ok, mi rendo conto che sembra di tutto tranne il nome di un ristorante, ma lo era fidatevi.
Non chiedetemi cosa voglia dire quella pappardella perché non mi è stato di aiuto nemmeno google translate, che non sembra neanche riconoscere il croato come lingua sorgente. Peraltro se inserisco parola per parola ne esce qualcosa come "nella sfinge del prigioniero extraeuropeo", vabbè. Inutile dire che se c'è qualcuno che conosce il croato, lo ringrazio anticipatamente per fornirmi la traduzione di questa frase, perché alla proprietaria che ci ha splendidamente accolto e servito proprio non ho pensato di chiederlo, concentrata com'ero sulle delizie che ci proponeva dal suo menù. 

La cucina croata è per lo più semplice, si mangia bene, i prodotti sono genuini, pesce fresco, carne allevata in loco cucinata per lo più alla griglia, verdure di stagione, piatti semplici e gustosi. Solo a Bol ci siamo trovati a cenare in un ristorante molto raffinato con piatti più creativi (e devo aggiungere deliziosi). 
Qui a Spalato al ristorante "Kod sfinge" oltre ad aver mangiato piatti veraci, di quelli che senti il sapore delle cose buone, cucinate con amore per il proprio lavoro, abbiamo potuto godere di un servizio fantastico.

Anche qui, come in tutte le città turistiche, i ristoranti si moltiplicano in modo spropositato rendendo difficile la scelta. Lo ammetto, non mi servo mai di tripadvisor o servizi simili, in vacanza preferisco affidarmi alla sorte. E all'intuito, che spesso ci azzecca.
Come questa volta, quando, soffermatici all'incrocio tra un vicolo e una scalinata per decidere in quale ristorante andare a cena, ci siamo fidati del commento, in italiano quasi perfetto, della signora che con fare esperto stava servendo ai tavoli del "Kod Sfinge".

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Lei è la proprietaria e l'italiano lo conosce, oltre che per un'evidente propensione innata all'apprendimento delle lingue, soprattutto perché il marito lavorava come chef sulle navi da crociera della Costa. Ora a Split delizia i palati dei turisti che hanno la fortuna di sedersi ai lori tavoli.

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Tanti sono i piatti presi dalla cucina tradizionale, altri piatti classici sono invece rivisitati dalla perizia dello chef.
Nell'imbarazzo della scelta noi ci siamo affidati ai di lei consigli che si sono rivelati preziosissimi. I piatti squisiti avevano un unico difetto: le porzioni erano talmente abbondanti da non permettere proprio l'assaggio del dolce, che, sulla carta, era ancor più promettente di tutto il resto.
Niente, tocca proprio tornare (e non prendere l'antipasto).


Era Ferragosto, a Spalato

Sono stati gli ultimi due giorni della nostra breve vacanza. Dopo Trogir, il parco di Krka e Bol, sull'isola di Brač, ci mancava solo di visitare Split, da dove saremmo partiti di lì a pochi giorni per rientrare a casa, a Nizza. 
Forse le aspettative non troppo elevate hanno giocato in questo senso, forse il fatto che il cuore della città, il palazzo di Diocleziano è davvero una cosa mirabile, ma arrivare a Spalato la sera di Ferragosto e passeggiare per le strade e le piazze del centro è stato davvero magico.

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La piazza del Peristilio affollata di gente e musica aveva qualcosa di surreale nella sua bellezza antica 

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A colpirmi è stata soprattutto l'atmosfera, la gente rilassata, la musica e i drink sorseggiati con calma, le terrazze affollate ma solo vagamente rumorose, i tavoli dei ristoranti che sparpagliavano i loro clienti lungo i vicoli e le scalinate, le luci delle strade che accendevano dettagli e illuminavano superbe architetture. Tutto ha fatto sì che restassi a bocca aperta di fronte alla visione notturna di questa città molto più di quanto mi sarei aspettata.

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Anche di giorno Split è sorprendente. Dal basso, dall'alto, da vicino e da lontano.

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Oltre alle incredibili vestigia romane, l'architettura della città è ricca di evidenti segni dei quattro secoli di dominazione veneziana 

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Il più importante edificio religioso è la Cattedrale di San Domnio, che sorge su quello che un tempo fu il mausoleo dell’imperatore Diocleziano e divenne cattedrale verso la metà del VII secolo, all’epoca delle persecuzioni contro i cristiani.

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I mercati della città meritano una visita. Il mercato del pesce ha più di cent'anni ed è ancora un importantissimo luogo di ritrovo per gli abitanti di Split. Il coloratissimo Pazar, che si trova accanto al muro orientale del Palazzo di Diocleziano, è invece dedicato soprattutto alla frutta e alla verdura.

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Ma Split è anche città di mare, una visita alle sue bellezze non può prescindere da una giornata in spiaggia. Quella di Kašjuni pur essendo molto prossima al centro si trova immersa nel verde del parco Marjan.

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9. Un (decimo) anniversario al mese - 4 settembre 2007

Uno spettacolo.
E' stata l'ultima volta che ho assistito a una rappresentazione del festival di danza contemporanea Oriente Occidente a Rovereto.  

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Un microfono lasciato aperto per lasciar indovinare le coreografie fatte su quella musica a chi da ovest stava guidando verso est.

Marco, che per la prima volta veniva da me.