La Sanremo del Festival
02/14/2017
A me piace.
Confesso che il Festival di Sanremo non lo ho mai seguito più di tanto, ma non per snobismo, anzi, quando ero ragazzina lo avrei guardato molto volentieri, ma niente, a casa mia piuttosto si seguiva un documentario sulla transumanza o un'inchiesta sulle condizioni di lavoro dei portatori tibetani, ma le canzonette no, quelle proprio no! non sia mai!
Lo avrei guardato volentieri sì, fosse stato anche solo per poter poi partecipare ai discorsi dei coetanei che il giorno dopo commentavano immancabilmente ogni serata della rassegna canora.
Che poi è quello che da sempre è uno degli interessi principali del Festival: il poterne parlare.
Delle canzoni, dei personaggi, degli aneddoti, delle scaramucce, dei vestiti, degli ospiti, di chi l'ha visto, di chi non c'era e di chi quel giorno lì, vabbè. Oggi lo si fa su twitter, allora lo si faceva l'indomani mattina a scuola. Sono cambiati solo un po' i tempi, ma non la sostanza della cosa.
Poi crescendo non è stato più così importante e le volte che ho provato a guardarlo mi sono per lo più annoiata. Però la musica mi interessa sempre e il Festival di Sanremo, che piaccia o no, è soprattutto fatto di musica.
Anche la Sanremo del Festival è soprattutto fatta di musica. Quella suonata dagli artisti di strada, quella degli eventi organizzati a corollario della kermesse sui vari palchi allestiti in città, quella suonata dalle radio, presenti in modo massiccio e un po' dappertutto, nelle vetrine, negli hotel, nei truck, che sono vere e proprio stazioni viaggianti.
Sanremo è una cittadina dal fascino un po' antico, è anche per questo, credo, che il Festival le calza a pennello.
E' un rito, sempre uguale a se stesso e per questo rassicurante.
Ed è forse una delle principali ragioni per cui la Sanremo del Festival mi piace: mi piace ritrovarci ogni anno la stessa atmosfera, le stesse insegne antiche, lo stesso caotico andirivieni, le stesse tv accese ovunque sullo stesso canale. E gli stessi "vecchi" amici.