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January 2017

Una domenica mattina sulla Prom'

E' una domenica di fine gennaio, ma alla faccia della merla il sole è tiepido e la Promenade des Anglais è affollata. La Promenade des Anglais è affollata anche quando fa freddo.

Ci sono i lavori di rifacimento della pavimentazione e per lunghi tratti tutti si incanalano negli stretti corridoi lasciati liberi su parti della ciclabile. I ciclisti suonano alle spalle.
Chissà perché quando ci si siede su una sella tutti quelli non dotati di ruote diventano nemici.
D'un tratto penso che se ci fossero state le biciclette al tempo degli antichi greci ne avrebbero creato sicuramente degli esseri mitologici. Allora mi invento storie con esseri velomorfi, faide, tragedie, amori impossibili con ingranaggi meccanici, nascite di incroci mostruosi e scioglimenti imprevedibili al suon di campanelli. 

Intanto le sedie blu guardano il mare, anche dai cantieri dove non si può entrare.

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I ciclisti suonano alle spalle e i matti ti sbarrano la strada.
Due volte un tipo strano con gli occhiali spessi e i capelli un po' unti mi si è parato davanti, la prima sovrastandomi con un "bonjour" e un sorriso storto, la seconda in silenzio, di petto e con aria minacciosa, come per bloccarmi la strada mentre mi guardava dall'alto in basso .
Ho continuato a passeggiare circospetta come al solito.

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"Vous avez pris l'équilibriste?"
"Oui"
"Car j'ai vu une photo de lui sur facebook, c'est vous qui l'avez prise?"

"Non pas du tout, c'est la première fois que je le vois"
"Normalement il est vers Lenval... mais il pue, il est un peu comme ça, vous savez... voilà il est descendu, il y a trop de monde vous voyez, il revient"

Sull'asfalto camminava barcollando, le braccia ciondoloni e sembrava poter cadere da un momento all'altro.
A volte è meglio avere una linea da seguire, anche se difficile, che trovarsi senza bussola in mezzo all'indefinito.

Un ragazzino con monopattino ha perso il papà e lo chiama disperato, sto per andare a vedere se ha bisogno ma sopraggiunge un ragazzo che lo accompagna da due poliziotti poco lontani che se ne prendono cura.
Non è bello perdere il papà sulla prom', ma lui l'avrà trovato poco dopo, spero.

Un sacco di gente corre, a piedi e su ruote di tutti i tipi.
E' bello correre sulla prom', di solito lo è, sì.

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Venditori ambulanti raccolgono le loro mercanzie facendone tristi fagotti.

"On vous l'a dèjà dit il y a dix minutes. La troisième fois on verbalise".

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Tanti leggono, molti pensano. Il mare aiuta a riflettere, ma anche a fare il vuoto dentro.
I bimbi giocano. Loro i vuoti li riempiono di fiabe e di sogni.

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Qualcuno ogni tanto regala un sorriso inatteso.

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Qualcuno si consola come può.

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Qualcuno ricorda come può.
E le mie palme sono lì, davanti al Palais de la Méditerranée. Hanno ancora bisogno di essere sostenute, ma presto saranno abbastanza grandi per crescere da sole.

 

 


Malta - Le spiagge a nord

La zona settentrionale dell'isola è vocata soprattutto al turismo balneare. Splendide baie sabbiose e acque cristalline, paesaggi mozzafiato e percorsi per escursioni immersi nella natura. A gennaio è ancora tutto deserto, ma nei mesi da giugno a settembre qui la popolazione triplica.

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La città principale è Saint Paul's Bay, che si affaccia sulla baia racchiusa dalle omonime isole. 

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La tradizione vuole che qui abbia soggiornato l'apostolo San Paolo dopo il naufragio avvenuto durante il suo viaggio a Roma da Cesarea e che sia stato lui stesso a porre quindi le basi del Cristianesimo a Malta.

Si tratta di una zona moderna dal punto di vista turistico, ma nelle vicinanze ci sono comunque dei luoghi naturalisticamente interessanti , come la Golden Bay e la baia di Mistra.

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Ancora più a nord la baia di Mellieħa dove si trova la più ampia spiaggia sabbiosa.

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Anchor Bay alla periferia di Mellieħa è una piccola baia, che fu ambientazione del villaggio di Sweethaven nel film Popeye - Braccio di Ferro di Robert Altman (1979). Qui è possibile visitare il set del film o approfittare del mare per una nuotata. 

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Proseguendo a nord si arriva infine all'imbarcadero del traghetto per Gozo, che resta meta di una nostra futura prossima visita.

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Malta - Mdina

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È l'antica capitale di Malta e si trova in una zona centrale sul punto più alto dell'isola.
Una volta oltrepassate le sue austere mura, l'interno è un fiorire di meravigliosi palazzi fatti costruire nei secoli dalle maggiori famiglie nobiliari maltesi.
Chiamata la "città silenziosa" a causa del basso numero di abitanti (circa 300) e dell'assenza di circolazione a motore è una città fortificata dall'atmosfera davvero magica. Le strette vie che la percorrono avevano lo scopo di mantenere l'ombra e il fresco, sulle piazze si aprono facciate di palazzi davvero notevoli e il panorama sull'isola che si gode da lassù merita da solo la visita della città. 

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Fondata probabilmente dai Fenici, in seguito vi si stabilirono i Romani e gli Atti degli Apostoli narrano che  San Paolo visse qui per tre mesi dopo il naufragio subito durante l'ultimo suo viaggio verso Roma.

Vi si trova un misto di architettura normanna e barocca, con molti palazzi che oggi sono per lo più abitazioni private e la splendida Cattedrale della Conversione di San Paolo che si trova nella piazza principale della città. 

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Furono i Normanni a erigere le mura fortificate, ma dopo il terremoto nel 1693 si dovette ridisegnare gran parte della città. Fu allora che venne introdotto il barocco e che i Cavalieri di Malta ricostruirono la Cattedrale, il palazzo Ministeriale e il palazzo Falzon. 

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Il ponte che funge oggi da ingresso alla città non è l'entrata originaria, ma fu costruito in seguito per permettere un accesso più agevole a persone e mezzi di trasporto.

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 (no cats in here)


Malta - Tra Valletta e Paceville

Un breve soggiorno a Malta può avere un solo risultato: il proposito di tornarci ancora per conoscerla meglio.

L'isola è piccola, 316 km2, ma talmente densa di storia e di storie da estendersi attraverso una quarta dimensione profondissima.
Ma c'è di più: anche dal punto di vista geografico essa ha una struttura curiosa, per lo meno per quel che riguarda il tratto di costa tra St.Julian e Valletta, che si articola in baie, insenature e insenature di insenature così da dare l'impressione quasi di percorrere il profilo di un frattale, in cui si perde il senso dell'orientamento e della misura. Tutto sembra vicino, ma per raggiungerlo (se non hai le ali o un traghetto) devi percorrere chilometri.
Anche per questo è uno di quei rari posti in cui il mio affidabilissimo senso dell'orientamento ha vacillato: a parte il fatto che la zona più popolosa dell'isola è quella che si trova sulla costa che va da nord-ovest a sud-est (ma mi rendo conto che la necessità che l'"acqua" si trovi a sud è un problema tutto mio), il fatto di cambiare continuamente l'orientamento della marcia seguendo un tracciato incredibilmente tortuoso è stato in grado di confondere anche me.

Ma torniamo alla storia: Fenici, Romani, Arabi, Normanni e poi i Cavalieri di San Giovanni sono passati da questo punto strategico del Mediterraneo, fino ad arrivare all'occupazione Napoleonica del 1798 seguita dalla conquista britannica. L'isola è diventata Stato indipendente nel 1964, divenendo membro del Commonwealth, ma la cultura britannica ha lasciato tracce molto evidenti.
Oltre alla lingua (l'inglese è lingua nazionale assieme al maltese, che deriva da un dialetto arabo con influssi da numerosi altri ceppi linguistici), il Regno Unito ha lasciato qui infatti l'uso della guida a sinistra e altre amenità come il tè, i pub e.. le cabine rosse!

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Ai Cavalieri dell'Ordine di San Giovanni si deve uno dei particolari più conosciuti al mondo, la Croce di Malta a otto punte. Anche l
a capitale La Valletta prende il nome da un esponente dell'Ordine, che fu il suo fondatore, il Gran Maestro Jean Parisot de la Valette.

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Questa imponente città barocca fortificata è stata eretta sulle rocce della penisola di Mount Sceberras, che si erge a picco sulle due insenature di Marsamxett e Grand Harbour. Edificata a partire dal 1566, La Valletta fu completata, con i suoi imponenti bastioni, le fortezze e la cattedrale, in soli 15 anni. 

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Le strade della cima di questa specie di "Rocher" mediterraneo sono disposte a griglia, ma mano a mano che ci si allontana dal cocuzzolo esse assumono un andamento a saliscendi che le rende davvero particolari.

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I colorati balconi coperti tipici dell'architettura maltese sono di origine araba e si chiamano gallarija e gardjoli. Usati dalle donne per osservare l’andirivieni nelle strade senza essere viste dall’esterno, sono di legno e dipinti con gli stessi colori vivaci dei luzzu, le barche usate dai pescatori.

Il porto che si estende a nord divide la città da Sliema, una delle zone più commerciali e turistiche dell'isola. Un traghetto rende il passaggio agevole e veloce, ma non abbiamo potuto prenderlo, in quanto sospeso per i temporali del giorno precedente.

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Sliema, St.Julians, Paceville sono gli agglomerati che si estendono lungo la costa verso nord. Urbanisticamente non c'è soluzione di continuità tra essi, ma gli abitanti continuano a considerarli come villaggi distinti, e ognuno ha in effetti un suo carattere preciso: Sliema con i suoi negozi e centri commerciali, St.Julian con gli alberghi e le residenze lussuose e Peceville con i locali notturni e la sua vocazione al divertimento.

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L'isola è un fermento di costruzioni e c'è da scommettere che per quanto vicina potrà mai essere la nostra prossima visita, questa zona la troveremo sicuramente molto diversa.

E ci torneremo, non fosse che perché ho scoperto solo una volta rientrata che a Sliema, a pochi passi da dove abbiamo alloggiato e nei pressi della grande statua del Gatto, c'è una sorta di rifugio per i felini locali, con predisposte cuccette e con tanto di "ristorante" dove gli abitanti servono loro i pasti. Tocca tornare.
Per i Gatti.

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1. Un (decimo) anniversario al mese - 22 Gennaio 2007

Nel 2007 sono successe tante cose importanti, non necessariamente tutte belle, ma tutte decisive per quello che mi sarebbe accaduto nei dieci anni a venire.
Un oggetto, un gesto mancato, un'azione, una canzone, a volte basta davvero poco per cambiare il corso degli eventi. 
Quello di oggi in fondo era piccola cosa.

22 gennaio 2007, una lettera.

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La Mamma du Pacha (prossimamente su questi quai!)

Anche una passeggiatina fatta così quasi per caso, un po' per godere del sole pomeridiano, un po' per esorcizzare l'influenza incipiente che come un'orologio svizzero ha scelto il week end per capitarmi tra gola e naso, dicevo anche una passeggiatina a Saint-jean-Cap-Ferrat può rivelarsi foriera di belle novità.

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Siamo sulla piazza principale e i tavolini di un locale temporaneamente allestito all'aperto -presumo per le feste- sono ancora colpiti dai raggi di sole.

Da una parte specialità francesi, galette des rois tipiche dell'Epifania, pain d'épices e pissaladière, dall'altra "La Mamma" o meglio, come ho avuto  modo di appurare in seguito "La Mamma du Pacha".

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Le parole "focaccia, piadina e prosecco" hanno subito attirato la nostra attenzione e una chiacchierata con la simpatica gestrice ci ha svelato l'origine di tali specialità. Italiana, appunto.

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La bella notizia è che il locale "La mamma du Pacha" che ha aperto ad ottobre sulla banchina del porto di St-Jean-Cap-Ferrat è specializzato in piatti veloci, aperitivi, specialità italiane anche da asporto, insomma proprio quello che troppo spesso manca qui sulla Côte e che mancava soprattutto a St-Jean dove sedersi per mangiare qualche stuzzichino che non fosse un improbabile hamburger con frites  era una cosa praticamente impossibile. 

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Purtroppo i lavori di rifacimento del porto hanno costretto il locale a chiudere a novembre, ma la sua riapertura è prevista a marzo, quando torneremo sicuramente a fare un saluto alla nostra nuova amica, curiosissimi di scoprire le bontà che saprà proporci!

 

 


Capodanno 2017 - Patinoire de Monaco

A Capodanno bisogna assolutamente fare qualcosa che piace tanto perché si sa che tradizione e scaramanzia vogliano che poi quella cosa lì la si farà per tutto l'anno. Quindi, senza entrare in dettagli troppo intimi, un po' di cose mi son data da fare perché accadessero nella prima giornata di gennaio di questo 2017 che è appena cominciato.

Si va a pattinare! Dopo aver rinunciato a questa opzione per la sera del réveillon è stato quasi automatico sceglierla per il giorno dopo, quando sapevamo che avremmo potuto pattinare sotto un bel sole tiepido e sopra un bel ghiaccio poco rovinato. E magari anche senza troppa gente, come in effetti è stato.

Ma chi si poteva aspettare (risposta: noi, certo, sono sette anni che abitiamo qui, ma vabbè, evidentemente è dura farsi entrare nel cranio certe cose) che uscendo di casa verso mezzogiorno avremmo trovato una temperatura di circa 17 gradi al sole? 
Passare sopra la rada di Villefranche è stato fatale: dietro front obbligatorio e sosta alla Plage des Marinières per un mini bagno di sole (peccato non aver avuto con sé il costume, anche l'acqua, ho saputo poi, era relativamente calda).

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Ma a Monaco c'era la patinoire (e anche Matteo) che ci aspettava, quindi lì ci dirigiamo per andare a scivolare sul ghiaccio tutti contenti. La temperatura era tale che in certi punti sembra che il ghiaccio si stia sciogliendo, in realtà la superficie era bellissima ed è stata davvero una pattinata piacevole.


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A completare la serie di cose belle la compagnia di un amico, che si sa non può portare che bene ed è di buon auspicio per tutti gli affetti a venire!

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Ed infatti già il giorno dopo ne sono capitati altri due direttamente dall'Italia, cosa si può volere di più dalla vita?

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Una passeggiata, uno spiedino al Villaggio di Natale un aperitivo assieme e tante chiacchiere, sono semplici le cose che rendono felici.
Che il 2017 ce ne porti tante così, che ce n'è davvero bisogno!

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New Year's Eve 2017 - Fuochi piromelodici a Cannes

E' dal 2013 ormai che, visto che la Ville de Nice non è solita festeggiare con eventi pubblici, alterniamo il nostro saluto al nuovo anno tra i fuochi piromelodici di Cannes e il Villaggio di Natale di Monaco con la sua patinoire.

Quest'anno è stata una scelta difficile.
Perché toccava ai fuochi.

Dal 14 luglio non avevo più assistito a questo tipo di spettacolo, un po' perché qui nei dintorni sono stati annullati (ma non a Cannes, dove il sindaco Lisnard ci ha tenuto a dare un segno di non sottomissione al terrore annullando, del celebre Festival Internazionale che vi ha luogo tutte le estati, solo la data immediatamente successiva a quella della strage), ma anche perché da allora mi riesce molto difficile trovarmi in luoghi affollati.
Soprattutto se bui, soprattutto se in spiaggia, soprattutto con gente che grida o rumoreggia in modo esagitato qualunque ne sia il motivo, soprattutto per assistere a uno spettacolo di fuochi pirotecnici, soprattutto e nonostante ci siano schiere di soldati armati pronti a sparare in caso di attacco.

"Non so se me la sento" "Sì anche a me fa un po' fastidio l'idea però..." "mia mamma  mi ha detto che devo affrontare la cosa, come se fosse facile... lo so che è irrazionale" "Bè, mica tanto eh" "Grazie grazie era quello che avevo bisogno di sentirmi dire" 
Ceniamo e ogni tanto "allora, hai deciso?" "come vuoi tu" "mmm non so"

Fino all'ultimo abbiamo esitato e, visto che di pattinare al freddo non avevo molta voglia e mi faceva tristezza pensare che a Monaco, lì, avevano annullato sia i fuochi di fine anno che la festa con il dj set al Villaggio di Natale, avevo persino pensato che forse era meglio restarsene a casa quest'anno, col Gatto (che, inutile dirlo, approvava caldamente).

Poi Marco (sempre lui a darmi la forza, per un sacco di cose, devo dargliene atto) ha deciso di colpo: "Andiamo a Cannes! che vederci qui così sul divano proprio no, non mi va".

A Cannes mi sembrava ci fosse molta meno del gente del solito, sulla Croisette e anche sulla spiaggia. Le misure di sicurezza erano attivate, ma non troppo sfacciatamente manifeste e l'atmosfera in città era gradevole con le decorazioni a tema e le proiezioni speciali sulla facciata della Malmaison e al Suquet, opera dell'artista luminografo Gaspare Di Caro.

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Eccoli i fuochi, che ho affrontato all'inizio con un senso di panico piuttosto profondo. 



Ai primi botti ho subito pensato che in fondo un'esplosione si sarebbe cammuffata bene in tutto quel frastuono.
Poi mi sono concentrata sulla musica, sulle colonne sonore dei celebri film sulle quali quelle luci scoppiettanti stavano danzando, e si è insinuato un po' di più il pensiero che sì, le cose belle ci sono e che prima o poi si muore ma pazienza, se si è avuto la fortuna di vederne tante il nostro passaggio qui ha avuto un senso.

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Il prossimo Capodanno chissà dove saremo, intanto buon 2017!

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Tramonto del 2016

Il tramonto dalla Colline du Château di Nizza è sempre speciale, con il sole che sfiora dei suoi raggi rossi le facciate degli edifici, l'arco della Baie des Anges che sembra accogliere il mare tra le sue braccia per fargli meglio affrontare la notte, le ombre lunghe che persino i galets della spiaggia riescono a fingersi alte torri e i turisti che applaudono silenziosamente lo spettacolo, prima che cali il sipario.

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Questo del 31 dicembre ha però un sapore diverso. Impossibile non pensare di cosa è stato teatro questo luogo 5 mesi e mezzo fa e impossibile fare del tutto la pace con il ricordo di quel dramma. 

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Il 2016 se n'è andato così, con un ultimo raggio di sole in mezzo a un cielo incredibilmente sereno.
E con la speranza di portarselo via.

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